Lo chiamano “Barolo del Sud”, ma se tutto parte dal basso come natura insegna, bisognerebbe definire il Barolo “Aglianico del Nord”

Dal 1971 è DOC e nel 2010 ha ottenuto il riconoscimento DOCG come Aglianico del Vulture Superiore. All’ombra del Vulture, oggi vulcano spento che ha lasciato in eredità un terreno con una mineralità fantastica, l’Aglianico è il principe di una delle più apprezzate zone vitivinicole d’Italia. 

Lagala, viticoltori in Vulture

Solo vini in purezza prodotti da uve Aglianico del Vulture. Per Lagala Viticoltori in Vulture territorio è sinonimo di qualità, per questo i vini rossi Massaròn, Aquila del Vulture, Nero degli Orsini e Maddalena Rosso sono ambasciatori del Vulture nel mondo. I varietali sono allevati su suolo di origine vulcanica, sciolto e asciutto, di buona struttura, essenzialmente tufaceo e dal colore tipico dei terreni pozzolanici, dotato inoltre di una buona presenza di minerali. Questo fa sì che nei suoi vini Lagala trasmette al palato l’essenza stessa del Vulture, nata dal fuoco magmatico del vulcano.

Lagala, vini DOC

Il disciplinare DOC Aglianico del Vulture risale al 1971 e prescrive che il vino debba essere ottenuto da uve provenienti dal vitigno Aglianico, coltivate in un’area geografica specifica in cui ricade anche Venosa, sede di Lagala Viticoltori in Vulture. Il Massaròn è un vino DOC Riserva Basilicata 2007 che ha la sua massima espressione dopo il sesto anno, consigliato in abbinamento con carni alla brace, arrosti, selvaggina e formaggi stagionati. Aquila del Vulture e Nero degli Orsini sono entrambi DOC Basilicata 2011, con massima espressione dopo il terzo o quarto anno dalla vendemmia, consigliati anch’essi in abbinamento a carni alla brace, arrosti, selvaggina e formaggi stagionati. 

Hellenica per i greci, Aglianico per gli Aragonesi

Come la maggior parte dei vitigni, anche l’Aglianico del Vulture ha origini che si perdono nella notte dei tempi. I Greci lo portarono in Italia con il nome di Hellenica e i romani lo adottarono chiamandolo Ellenico, usato per migliorare la qualità del Falerno, vino amato dai poeti dell’epoca. Furono gli Aragonesi nel XV secolo ad attribuire il nome Aglianico alla pianta, ancor oggi in uso. 

Ha stregato re e imperatori

Il Principe del Vulture è tale perché amato da re e imperatori. L’Aglianico è un vino nobile perché nobili erano i palati di chi lo degustava. Se il poeta romano Quinto Orazio Flacco di Venosa cantava le lodi di questo vino immancabile sulla tavola dell’imperatore, Federico II di Svevia e Carlo I d’Angiò ne furono entusiasti bevitori e sostenitori. Come non essere dunque principe se l’Aglianico del Vulture ha avuto codesti padri di nobile rango?